Salute mentale e violenza contro le donne: un invito all’azione
A cura di Agnese Cattaneo, Chief Medical Officer, Angelini Pharma
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In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne e le Ragazze, istituita nel 2008 sotto la guida del Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, è fondamentale riflettere sul profondo - ma spesso sottovalutato - legame tra violenza e salute mentale, sottolineando l’urgenza di un’azione concreta, efficace e orientata al sostegno delle sopravvissute.
La violenza contro donne e ragazze non è solo una delle più gravi violazioni dei diritti umani, ma rappresenta anche una crisi sistemica che mina la salute pubblica e il tessuto sociale. Le sue conseguenze, sia fisiche che psicologiche, sono devastanti, lasciando cicatrici profonde non solo sulle singole vittime, ma anche sulle loro famiglie e sull’intera società.
Comprendere la violenza contro le donne
La violenza contro le donne e le ragazze si manifesta in molte forme, che spaziano dalle aggressioni fisiche agli abusi psicologici, dalla violenza domestica alle molestie online. Secondo l’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA), una donna su tre nell’UE ha subito violenze fisiche o sessuali a partire dai 15 anni. Più di una donna su cinque ha subito violenze fisiche o sessuali da parte di un partner, mentre quasi la metà denuncia comportamenti psicologicamente abusivi all’interno delle relazioni. In questo scenario, le piattaforme digitali hanno aperto la strada a nuove forme di violenza, tra cui le molestie online, che ogni anno interessano tra il 4% e il 7% delle donne nell'UE.
Le statistiche evidenziano un quadro preoccupante che richiede interventi immediati, strutturati e coordinati per contrastare, prevenire e ridurre la violenza di genere. Questo fenomeno è profondamente intrecciato a dinamiche culturali, sociali ed economiche che ne rendono difficile il superamento. La violenza contro le donne trae spesso origine da disuguaglianze di genere e da modelli patriarcali consolidati, alimentata da norme sociali nocive, da sistemi di supporto insufficienti e da una tendenza culturale a responsabilizzare le vittime. Inoltre, alcuni gruppi, tra cui le donne migranti, le donne LBTI, le donne con disabilità e le appartenenti a comunità marginalizzate, sono esposte a rischi ancora maggiori.
Implicazioni economiche e psicologiche
Secondo l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE), nel 2022 il costo economico della violenza di genere nell’Unione Europea è stato stimato in circa 289 miliardi di euro all’anno. A questa cifra si aggiungono i costi specifici della cyberviolenza, che oscillano tra i 49 e gli 89 miliardi di euro annui. L’impatto più devastante non è quantificabile in termini economici: le vittime subiscono gravi ripercussioni sul piano personale, trovandosi spesso a fronteggiare stati di paura, vergogna, rabbia e una profonda perdita di autostima, che ne compromettono il benessere psicologico e fisico.
Il legame tra violenza domestica e salute mentale
La violenza psicologica e gli abusi contribuiscono a un rischio elevato di depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e pensieri suicidi. Le sopravvissute alla violenza domestica (Intimate Partner Violence, IPV), presentano una maggiore probabilità di soffrire di disturbi fisici cronici, tra cui mal di testa, dolori persistenti, problemi gastrointestinali e disturbi del sonno. Il trauma subito può renderle vulnerabili, ostacolando la capacità di instaurare nuove relazioni sane e compromettendo, in ultima analisi, la loro qualità di vita complessiva.
Le evidenze scientifiche confermano una relazione bidirezionale tra IPV e disturbi della salute mentale. Da un lato, le donne con problematiche psicologiche risultano maggiormente vulnerabili all’IPV; dall'altro, l'esposizione a tali abusi incrementa significativamente il rischio di sviluppare disturbi mentali. Questo circolo vizioso si amplifica in ambienti con specifiche condizioni socio-economiche, quali povertà e carenza di reti di supporto, che amplificano sia la vulnerabilità delle vittime che la gravità delle conseguenze. Le ricerche evidenziano inoltre come i bambini esposti a episodi di IPV siano più propensi, da adulti, a replicare tali dinamiche, sia subendo che agendo comportamenti violenti, alimentando così un ciclo intergenerazionale difficile da interrompere.
Un ulteriore fattore critico è rappresentato dalla complessa relazione tra abuso di sostanze e IPV. Le evidenze indicano che le persone con disturbi psicologici sono maggiormente predisposte allo sviluppo di dipendenze, una condizione che può aumentare significativamente la probabilità di coinvolgimento in situazioni di violenza domestica. Non meno rilevante è la tendenza, da parte dei perpetratori di violenza a strumentalizzare le diagnosi di salute mentale delle vittime come mezzo di manipolazione e controllo. In molti casi, tali individui utilizzano etichette come “instabile” per delegittimare la vittima, ridimensionare la gravità degli abusi subiti o giustificare i propri comportamenti aggressivi.
Esperienze dell'infanzia e conseguenze a lungo termine per la salute mentale
L’esposizione alla violenza durante l’infanzia ha un impatto significativo sul rischio di subire o perpetrare tale comportamento in età adulta. Dinamiche di abuso o trascuratezza nei primi anni di vita alterano profondamente i modelli di attaccamento e la percezione delle relazioni interpersonali, portando spesso a una normalizzazione dei comportamenti abusivi o a una visione del sé come non meritevole di rispetto e cura. Le conseguenze di queste esperienze precoci sullo sviluppo sono profonde: una maggiore propensione allo stress e una maggiore probabilità di compromissioni neuroevolutive, che contribuiscono a perpetuare il ciclo della violenza e dei disturbi mentali di generazione in generazione.
Uno studio condotto nel Regno Unito ha rilevato che la violenza domestica (IPV) in età adulta raddoppia il rischio di depressione, anche considerando eventuali esperienze di abuso durante l’infanzia. Quando quest'ultima si somma ai traumi infantili, il rischio di depressione e di altri disturbi mentali cresce in modo significativo. Questi dati sottolineano l’importanza di interventi precoci per interrompere il ciclo della violenza e prevenire danni psicologici che possono durare tutta la vita.
La dimensione digitale del fenomeno: cyberviolenza e salute mentale
Con la diffusione delle tecnologie digitali, la violenza contro le donne ha assunto nuove forme online. La cyberviolenza, che include molestie, stalking, doxing e altre forme di abuso, è in costante aumento, specialmente tra le giovani donne che ricoprono ruoli pubblici. Dal punto di vista psicologico, gli effetti della cyberviolenza possono essere equiparabili a quelli della violenza fisica, causando ansia, depressione e isolamento sociale. Inoltre, il rischio di subire abusi online tende a scoraggiare le donne dal partecipare attivamente alla vita pubblica, contribuendo a un fenomeno di auto-esclusione che compromette la rappresentanza femminile nei contesti sociali, politici e professionali.
Costruire una rete di supporto per i servizi di salute mentale
Affrontare la violenza domestica (IPV) nell’ambito della salute mentale richiede un approccio mirato che tenga conto del trauma subito e delle specificità legate al genere. È fondamentale adottare un approccio che risponda ai singoli bisogni delle sopravvissute, creando contesti sicuri in cui possano denunciare gli abusi, ricevere valutazioni olistiche e facilitare l’accesso a servizi di supporto adeguati. I professionisti della salute mentale devono essere formati per condurre valutazioni private e indirizzare le sopravvissute verso risorse e reti specifiche di supporto. Parallelamente, è necessario prestare particolare attenzione a bambini e adolescenti che manifestano difficoltà comportamentali o emotive, per identificare eventuali esperienze di esposizione alla violenza. L’intervento precoce è cruciale per prevenire conseguenze a lungo termine e interrompere il ciclo della violenza.
Anche il sistema educativo svolge un ruolo centrale nella prevenzione. Le scuole possono incoraggiare comportamenti positivi e relazioni sane, favorendo la creazione di un ambiente equo e rispettoso, fin dalle prime fasi dello sviluppo.
La necessità di un’azione coordinata e collettiva per porre fine alla violenza di genere
Per affrontare efficacemente la violenza domestica (IPV) e le sue ripercussioni sulla salute mentale, è essenziale adottare un approccio integrato e multisettoriale. La sinergia tra istituzioni accademiche, operatori sanitari, decisori politici e servizi sociali è fondamentale per sviluppare strumenti di raccolta dati completi, identificare indicatori chiave che rispecchino i reali bisogni e le priorità delle sopravvissute, e valutare in modo accurato gli esiti degli interventi messi in atto. Nel prossimo futuro, la ricerca dovrebbe concentrarsi su studi trasversali per comprendere meglio il legame tra salute mentale e IPV, permettendoci di elaborare strategie di prevenzione e intervento evidence-based.
La violenza contro le donne rappresenta una sfida complessa e multidimensionale che richiede un intervento immediato e coordinato da parte di tutti i settori della società. Solo attraverso una collaborazione intersettoriale, interdisciplinare e comunitaria sarà possibile costruire un mondo più sicuro e più equo per donne e ragazze, libero dalla violenza e in grado di offrire loro le condizioni necessarie per rifiorire.
Non è solo un imperativo morale, ma un passo necessario verso una società più equa.
Fonti:
- The Lancet Psychiatry Commission on intimate partner violence and mental health: advancing mental health services, research, and policy.
- Preventing intimate partner violence improves mental health (WHO, 2022)
- Almost 1 in 2 women in the EU have experienced psychological violence | European Institute for Gender Equality